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Penisola Sorrentina
Torca

 

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Mappa interattiva

Torca video 1

Torca video 2

Link S.Agata sui due Golfi
Link Crapolla

Toponimo Torca e

Crapolla

 

Foto gallery

Torca Comune autonomo

Scandalo nel 1815

Torchesi rapiti dai Turchi

Abitanti nel 1489

 

L'abbazia e la chiesa di

San Pietro a Crapolla


Confraternita di

San Filippo Neri

 

La strada per S.Agata

   Torca è situata tra il mare e la collina in un luogo detto nell'antichità "Monti delle Sirene". In Penisola Sorrentina, di cui Torca fa parte, il culto di queste strane creature era molto diffuso. Si pensa che sulla marina di Torca vi fosse un tempio dedicato ad Apollo da cui deriverebbe il toponimo Crapolla dal greco Akron Apollinis (luogo sacro ad Apollo) con cui ugualmente si indica la detta Marina. Si farebbe risalire l'origne del nome "Torca", invece, alla "Theorica via", via dove passavano le Theoriae (processioni) che partendo con molta probabilità da Sorrento, attraversavano Torca per arrivare al tempio di Apollo. Le Theoriae erano solenni ambasciate che gli stati della Grecia inviavano ai loro grandi santuari.

Con la conquista della Penisola Sorrentina da parte dei Romani, Torca e Crapolla vennero assegnate ad alcuni legionari che vi costruirono delle ville sia sulla spiaggia e sia in altro luogo detto S.Elia. Forse il Tempio di Apollo fu adottato anche dai nuovi colonizzatori. In seguito, il territorio seguì dapprima le vicende storiche di Sorrento e successivamente quelle della nuova città di Massa Lubrense nata per distacco da Sorrento verso l'anno 1200. Nel 1273 a seguito della distruzione della Nuova Città da parte di Carlo I D'Angiò Sorrento ne riprese la giurisdizione. Qualche famiglia, senza più la casa, riparò a Torca ingrandendone i rioni. C'è comunque da rilevare che il territorio Lubrense (Torca inclusa) non fu mai infeudato, e ciò per la caparbia volontà dei sui cittadini di preservarne l'autonomia, fatto dimostrabile anche con i vari riscatti che essi dovettero pagare contro i tentativi degli insaziabili sovrani di venderlo a Principi o Duchi. Esso fece quasi sempre parte del Regio Demanio ed ebbe un forte legame con la capitale Napoli. Il primo documento storico risale all'anno 1111 e parla dell'abbadia di San Pietro a Crapolla. Il luogo Sacro sorse sul presunto tempio di Apollo e l'abbate si fregiava di mitra e pastorale. Nato come monastero di Benedettini Neri, era uno dei più belli e ricchi dell'epoca. Torca in quel periodo doveva già avere vari piccoli agglomerati di case appartenenti ad una stessa famiglia. Probabilmente questi primi abitatori curavano alcuni possedimenti dell'abbazia, praticavano la pesca ed erano fin dall'inizio del loro insediamento in stretta relazione con il monastero se non addiruttura in rapporto di parentela con i vari abbati. Pare che la famiglia fondatrice del paese sia stata quella dei D'Aveta, il cui cognome originario era "De Abeto", che potrebbe essere una variazione di "dell'Abbate"a conferma di quanto sopra ipotizzato. Di essi si hanno le prime notizie certe solamente a partire dal 1273 quando morì il prete Lizado D'Aveta il quale fu sepolto nella chiesetta del paese, o appena fuori di essa (oggi la chiesetta è adiacente alla parrocchiale) ricoperto da una lapide la quale contiene l'iscrizione sepolcrale (1273) più antica di tutto il comune di Massa Lubrense. Un altro documento del 1323 cita un Giovanni D'Aveta che era tassatore.

Alla fine del XIV secolo conquistato il potere sovrano da parte del Durazzesco Ladislao il territorio di Massa Lubrense riacquistò l'autonomia da Sorrento e si ricostituì come Città. Da questo momento Torca ne seguirà le vicende storiche fino ai nostri giorni (salvo un breve periodo di autonomia). Ma le sventure di Massa Lubrense non erano ancora finite. Morto nel 1458 Re Alfonso d'Aragona gli successe al trono Ferrante I che nel 1465 fece di nuovo abbattere la Città per puninirla del suo appoggio ai rivali Angioioni. Come per la passata distruzione altre nuove famiglie ripararono a Torca portando la popolazione a 244 anime nell'anno 1489. Nel medesimo secolo vi compare per la prima volta il cognome Terminiello che in futuro diventerà il nucleo familiare più numeroso. Il secolo XVI fu segnato dalle scorrerire dei Turchi, che appoggiati da vari sovrani francesi, infestatarono le coste del Regno. Già nel 1480 essi avevano distrutto Otranto ammazzando 800 cristiani e deportando donne e bambini. Purtroppo questa avvisaglia non produsse l'innalzamento delle necessarie torri di difesa in Penisola Sorrentina, nonostante D. Pedro de Toledo ne avesse ordinato la costruzione. Ciò fu la causa dei danni che la popolazione dovette patire negli anni successivi. La paura degli infedeli fece crescere il sentimento religioso dei torchesi che unito all'aumento del numero dei fedeli portò alla risoluzione di edificare una nuova chiesa accanto a quella piccola e vecchia. I lavori iniziarono agli inizi del 1500 ed erano già finiti nel 1542. Il Papa Pio V la elesse a parrocchia intitolandola a San Tommaso Apostolo nell'anno 1566. Finita la peste scoppiata nel 1528 quache anno dopo passarano per Torca diretti all'abbazia di Crapolla i fratelli Gianbattista e Gerolamo Folengo, quest'ultimo, soprannominato Merlino Coccajo fu un poeta italiano tra i principali esponenti della poesia maccheronica. Il loro soggiorno durò poco poichè nel 1533 dovettero presumibilmente scappare dall'abbazia per una prima incursione del pirata Barbarossa in Penisola. Egli ne fece poi un'altra nel 1541che costituì il prologo ad una terza e terribile visita fatta dal suo collega Pialì Pascià il 13 giugno del 1558. Sorrento e Massa Lubrense furono messe a sacco e fuoco. A Torca vennero rapiti 103 persone pari quasi al 40% dei suoi abitani. Tra di essi vi erano anche donne, vecchi e bambini. Alcuni di loro vennero in seguito riscattati, per gli altri la sorte fu sicuramente crudele. A causa di questo avvenimento finalmente si edificarono le torri per la difesa del territorio. Nel 1567 iniziarono i lavori della torre di Torca/Crapolla che venne consegnata nel 1570. Dopo questo tragico evento, tra tristezza e dolore, la vita pian piano riprese il suo corso. I torchesi si dedicarono come sempre con passione al lavoro e questa volta principalmente si diedero all'agricoltura visto che il mare era diventato troppo pericoloso. Realizzarono delle aziende familiari dove producevano tutto quanto il necessario per vivere degnamente. Il surplus della produzione veniva venduto alla vicina città di Sorrento. Questa tradizione era ancora presente almeno fino agli anni ottanta del secolo passato. Altri abitanti, invece, si trasferirono a lavorare a Napoli dove erano già presenti dei compaesani e dei Massesi che insieme vi avevano costituito il rione detto "Porta di Massa". Queste persone, molto legate alle loro origini, nel momento in cui la terra madre ebbe bisogno contribuirono in maniera efficate al suo sostegno e alla sua ripresa. Il forte legame tra questi "Napoletani" e la loro terra d'origine è dimostrato anche dal fatto che alcuni dei loro discendenti vi avevano ancora delle proprità verso il 1900.

Il 1600 iniziò con la fondazione del "Monte di Torca" al fine di aiutare economicamente le giovani donne che dovevano sposarsi e coloro che non se la passavano molto bene. Il benefattore della fondazione fu Enrico Caputo. Nel 1871 per scarsità di fondi, il "Monte" finì la sua vita autonoma iniziata nel lontano 1605. Sempre all'inizio del secolo a Massa Lubrense furono mandate diverse compagnie di militari Spagnoli. Queste compagnie erano a carico della collettività ed a pagare erano i casali più ricchi. A causa di questa forte tassazione, e per altri problemi rigurdanti alcune terre demaniali, iniziò una lite tra Torca e Massa Lubrense. Il malcontento crebbe col crescere della tassazione dovuta anche alla cattiva amministrazione del Comune, il quale per recuperare soldi gravò unicamente sul casale più ricco di Torca e dei suoi rioni di Nuvola e Serola. Ciò fece sollevare le popolazioni che il 17 ottobre 1625 chiesero al Vicerè la separazione da Massa Lubrense. Purtroppo la domanda fu rigettata. Intanto la peste fece la sua ricomparsa nel 1656 mietendo numerose vittime. Passato anche questo pericolo, l'anno successivo arrivò il Cardinale Giulio Rospigliosi a cui era stata affidata l'Abbazia di Crapolla. Egli sarà in seguito eletto Papa con il nome di Clemente IX il 20 giugno 1667.

Il secolo si concluse con la creazione dell'oratorio sotto la protezione della Madonna del Rosario ad iniziativa del reverendo Tommaso Merolla, e con un'altra ondata di emigrazione verso Napoli. Nella capitale molti di questi torchesi diventarono ricchissimi praticando all'inizio l'arte del calafato ed in seguito il commercio marittimo di calibro internazionale. Alcuni s'imparentarono con casate nobili ed arrivarono ad occupare importanti cariche pubbliche. Saranno proprio loro ad edificare nel paese d'origine case palaziate bellissime. La Villa più bella se la costruirono i D'Aveta (sempre loro) nel 1732 nel luogo detto Casa Schisani sulla via Regia per Torca. Questa villa, ancora esistene, fu soggetta alla figura giuridica del fedecommesso fino all'avvento dei Francesi. Sempre nel '700 Vincenzo de Simone, professore di medicina, si distinse nella letteratura con lo pseudonimo di Zorobabele. Tra il 1730 e fine 1800 un nuovo fenomeno interessò il paese: quasi ogni famiglia iniziò ad adottare bambini AGP. I motivi furono molteplici. La mortalità infantile era alta e forse si cercava un sollievo immediato al dolore derivante dal figlioletto perso adottanone un'altro. Ma anche il bisogno di formare nuclei familiari numerosi per fronteggiare meglio il duro lavoro, e non per ultimo il contributo economico che si riceveva dall'adozione. In ogni caso questi bimbi venivano generalmente integrati nella nuova famiglia senza distinzione con gli altri figli. Nel 1775 essendo ancora pessini i rapporti con Massa Lubrense, i torchesi sollevarono una nuova domanda di separazione, culminante, questa volta, in una breve ed incerta autonomia (in alcuni documenti del 1777 Torca compare come Univeristà), ma poco dopo ritornò a far parte del vecchio Comune.

Nel 1778 venne fondata la Confraternita di S. Filippo Neri che officia nell'Oratorio Della Madonna del Rosario. Essa ricevette l'assenso regio di Ferdinando IV anche per intercessione dei Napoletani di Torca. Restando in ambito religioso è da segnalare una grave perdita per il paese dovuta al decesso del Sacerdote Tommaso De Simone, dipartita avvenuta nel 1790. Egli fu uomo santo per la pietà, la carità ed umiltà che usò verso tutti ed in particolare verso i suoi parrocchiani.

Fin dal 1799 con l'arrivo della ventata liberale francese molte famiglie di Massa Lubrense abbracciarono questa nuova idea. Frustrati successivamente dalla restaurazione Borbonica essi si unirono alla Carboneria preparando i moti del 1820. I principali liberali furono i fratelli Marino, Tommaso e Nicola Merolla che abitavano vicino alla chiesa di Torca. Creata a Massa una Compagnia di Guardia Nazionale ne fu capitano proprio Marino Merolla. Col ritorno dei Borboni nel 1821 il tutto fu messo a tacere. Poi ci furono i moti del 1848 e anche questa volta il capo della sommossa Massese fu il torchese Giacomo Antonio Merolla, che come il padre Marino, divenne capitano della nuova Guardia Nazionale. Arrestato alla ripresa del potere da parte del vecchio regime, venne condannato a quattro anni di galera (che non scontò mai?). Con l'unificazione dell'Italia egli divenne Sindaco di Massa Lubrene. Con la nuova Italia le condizioni economiche delle famiglie peggiorarono ulteriormente dalla già precaria situazione dovuta agli sfruttatori borbonici. Il benessere che c'era stato nel "700 era finito. Ebbe così iniziò l'emigrazione verso le Americhe ed il declino del borgo. L'abbazia di Crapolla che tanto lustro aveva dato al paese, saccheggiata dai francesi agli inizi del 1800, era andata anch'essa da tempo in rovina. La gente viveva con il duro lavoro della terra, rubando coltivanzioni alle pietre, cacciando e pescando. Riprese anche vigore il desiderio di staccarsi dal comune di Massa Lubrense tanto che nel 1867, unitamente a Sant'Agata sui due Golfi e con il beneplacido del comune di Sorrento, venne tentata l'aggregazione al territorio sorrentino. Il municipio della città di Torquato Tasso nello stesso anno deliberò che si procedesse all'integrazione dei due paesi. Purtroppo anche questo volta l'iniziativa non andò a buon fine. Nonostante le difficoltà economiche, nel 1877 l'Arciconfraternita San Filippo Neri permutò un suo territorio sito nel comune di Sorrento, con un'altro di proprietà della chiesa di San Tommaso Apostolo posto nel rione Torricella, per edificarvi il nuovo cimitero, ma fu solo nell'anno 1905 vi eresse una cappella. Nei primi anni del secondo decennio del 1900 venne realizzata la nuova strada rotabile S.Agata/Torca ad opera di Natale Terminiello. Per fare tale lavoro lo sventurato giovane ci rimise la vita, lasciando per "strada"otto figli minori. I controversi costi dell'impresa pare siano stati sostenuti per la maggior parte da lui quando era in vita, e successivamente dai suoi eredi. L'ultima cambiale venne pagata nel 1948. Un modo per ringraziarlo e ricordarlo sarebbe il dedicargli il nome della strada. La seconda guerra mondiale fece peggiorare le condizioni economiche della popolazione. Nel post guerra ci fu ancora emigrazione. Chi restò in paese iniziò un graduale passaggio da una economia agricola verso altri tipi di lavori, specialmente nel campo edilizio e turistico. Negli anni '60 venne posata la prima pietra per la realizzazione dell'edificio scolastico elementare. La posa venne affidata simbolicamente a due bambini: Ida e Angelo (quest'ultimo nipote di quel già citato Natale Terminiello), in presenza del Sindaco Pasquale Persico.

Oggi il paese è in via di ripresa. Abbandonate le tradizionali attività di agricoltura e pesca, l'economia prevalente è il lavoro nel campo turistico. Una volta erano famosi i suoi calafati e contadini, oggi lo sono i suoi impiegati nel settore alberghiero e della ristorazione. Il lavoro lo esplicano in prevalenza nella vicina e rinomata Sorrento, ma anche a Capri, Napoli, Roma e nelle pricipali capitali europee. Torca è nel cuore della Penisola Sorrentina e sbircia la Costa Amalfitana.
Per la sua posizione, la sua aria, la sua tranquillità, la sua bellezza e la sua gente, potrebbe rivaleggiare con le ben più note cittadine della Costiera. Il suo potenziale turistico è enorme, ma occorrerebbe tanto lavoro e tanta passione per arrivare allo scopo.
Credo che il punto di parteza dovrebbe essere il ritorno al passato con la riproposizione di quell'autonomia comunale avuta e persa nel giro di un attimo.

Il luogo è da sempre troppo lontano dalle istituzioni e le istituzioni da sempre troppo lontane da Torca.

 

Fonti:
Storia di Massa Lubrense di Riccardo Filangieri di Candida;
Riminescenze di vecchie letture;
Archivo di stato di Napoli;
Archivio Notarile di Napoli.




STORIA



   


Libri di
Angelo Terminiello

Storie del Borgo di Torca

La Venerabile Parrocchiale Chiesa di San Tommaso Apostolo di Torca




Torca - Fatti e Persone d'altri Tempi
Storia della Confraternita del
SS. Rosario e di San Filippo Neri di Torca

 

 

 




 

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